Il metodo morettiano

Home / Articoli / Grafologia / Il metodo morettiano
Il metodo morettiano

Volendo tracciare i lineamenti della metodologia morettiana, si potrebbe procedere immediatamente nell’esposizione della tecnica grafologica elaborata dall’autore; anche se ciò sarebbe utile ad un primo approccio alla materia, non costituirebbe di per sé, tuttavia, trattazione esauriente dell’argomento. Il Metodo Morettiano:

Ritengo che per una adeguata comprensione ed apprezzamento del metodo morettiano non ci si possa limitare al solo studio degli enunciati, delle leggi e delle tecniche combinatorie, ma sia opportuno articolare la riflessione su tre temi caratterizzanti l’intera opera dell’autore:

  1. quale etica qualifica l’approccio alla persona;
  2. quale tipologia di approccio alla natura umana in generale ed individuale in particolare;
  3. quale tecnica.

 

Quale etica

Il Metodo Morettiano allo studio della natura umana è etico?

Può sembrare, questo, un quesito ozioso da non meritare altro che una risposta affermativa, tanto ovvia quanto scontata. Se infatti lo studio, la ricerca sperimentale, la creazione di un metodo guidati dalla volontà di capire, confrontarsi e condividere i risultati delle proprie indagini sono alcune delle caratteristica peculiari del procedimento scientifico, l’impegno di Moretti, al di là della condivisibilità o meno dei risultati raggiunti, si colloca a pieno titolo nel campo del sapere rigoroso ed oggettivo. E poiché tutto ciò che legittimamente produce sapere, conoscenza, consapevolezza, non può che essere positivo, è anche etico. Ma volendo provare ad andare oltre queste considerazioni di natura generale applicate al metodo morettiano in particolare, mi sembra di poter asserire che vi sono almeno tre particolari buoni motivi per affermare e qualificare positivamente l’etica del modo di porsi e quindi della metodologia di Moretti.

  • Atteggiamento di libera constatazione;
  • Atteggiamento di modestia e non ostentazione;
  • Atteggiamento di promozione della persona.

Moretti era uomo libero: si è dedicato alla grafologia in maniera assolutamente spontanea e per lui naturale; non doveva quindi produrre risultati per alcun committente, ivi compreso il suo Io. Ciò gli ha consentito di dedicarsi ai suoi studi in maniera corretta, senza le preoccupazioni di dover soddisfare le aspettative di altri, o deluderne le attese. Libero quindi da condizionamenti psicologici endogeni ed esogeni, ma libero anche, e soprattutto, dai condizionamenti culturali del suo tempo.

Trovò insoddisfacenti i risultati sino ad allora maturati dalle scienze umane, in primis la psicologia la quale, a suo modo di vedere, era eccessivamente caratterizzata da rigidi schematismi o generiche classificazioni. La libertà mentale derivante dal non sentirsi né suggestionato né vincolato a seguire il “sapere ufficiale”, è stata certamente una delle componenti principali che ha consentito al maestro di dedicarsi all’osservazione e descrizione dell’individuo in maniera onesta e non viziata da problematiche soggettive. Tale atteggiamento di fondo non costituisce di per sé sapere scientifico, ma ne pone le necessarie e potenzialmente prolifiche basi. Il modo di porsi, di osservare e di riflettere, infatti, non dice nulla del criterio operativo usato per la costruzione del sistema grafologico morettiano; la dice lunga invece su come viene intesa la persona osservata: come essere vivente originale la cui identità è la risultante della sua componente somatica, psicologica, relazionale. Moretti perciò, contrariamente a quanto spesso accadeva ed accade tutt’oggi, non è partito dall’osservazione sintomatica delle espressioni comportamentali per risalire alla identità individuale, ma ha fornito criteri descrittivi della natura individuale e ha spiegato come su questa si radichino i comportamenti o, per usare una espressione cara all’autore, “Qualunque linguaggio esterno si collega con l’interno; meglio, qualunque linguaggio esterno scaturisce dall’interno, come l’acqua dalla fonte” (Moretti, 1985, p. 7).

Osservatore dunque attento ed imparziale, sereno e libero da condizionamenti di sorta.  Se tale atteggiamento d’animo e di mente appare chiaro ed inequivocabile, non altrettanto priva di contraddizioni può sembrare la valutazione che di sé e della sua opera esprime l’autore. Nel suo complesso l’opera morettiana è umile, priva di ostentazioni, di confronti competitivi con altre discipline. L’autore, nel fondare la sua disciplina, dà prova di coraggio ed al contempo di modestia usando per la costruzione linguistica del suo sistema grafologico un codice non copiato o mediato da altre discipline ben più accreditate ed affermate negli ambienti accademici, ma sostanzialmente la normale lingua parlata dalla gente comune. La sua grafologia è quindi una scienza che parla un linguaggio immediatamente comprensibile, i cui termini evocano direttamente il loro significato senza necessità di mediazioni e rimandi. In definitiva ha costruito un metodo di conoscenza di formidabile potenza senza necessità di creare un apposito codice con termini specifici; direi che il suo impegno si sia qualificato nella ricerca di senso e significato liberandosi per quanto possibile da inutili sovrastrutture   linguistiche e formali. Per completezza di argomentazione, va comunque detto che se ciò per un verso ha risvolti positivi, per l’altro il linguaggio della scuola morettiana soffre comunque della carenza di radici sue, ora attingendo da espressioni comuni ora usando definizioni ed espressioni che sono proprie di altre discipline e quindi mutuate in maniera discutibile. Si tratta di una questione di primaria importanza, la quale, ancor prima che appartenere alla metodologia, riguarda la riflessione sui fondamenti epistemologi della materia stessa.

Se per quanto riguarda l’opera nel suo complesso si evince quindi un atteggiamento dell’autore umile e non ostentatorio, tanto che la sua opera d’esordio, il Manuale di Grafologia che vide la sua prima edizione nel 1914, fu pubblicata sotto lo pseudonimo di Umberto Koch, non altrettanto sembra, di primo acchito, di poter dire circa alcuni passi, peraltro affermati con forza e persino veemenza, come quelli inerenti la presunta superiorità della disciplina grafologica (la sua, ovviamente) su quella psicologica, ecc.

Considerate in sé e per sé, diverse di codeste affermazioni appaiono superbe e sprezzanti, lasciando desumere una ostentazione di certezze peraltro coltivate nella non perfetta conoscenza delle altre discipline. Tali esternazioni, tuttavia, non vanno considerate in quanto tali, ma lette nel contesto dell’opera globale dell’autore, la quale risente a più riprese della personalità dello stesso; questi, infatti, a tratti si lasciava andare ad espressioni eccessivamente ermetiche e non sufficientemente articolate, e perciò stesso fraintendibili. In realtà era sostanzialmente deluso dalle tecniche di indagine e definizione della personalità della psicologia del suo tempo, ritenendo le conclusioni di tale disciplina ora eccessivamente generiche ora eccessivamente parcellizzanti, per cui avvertiva la necessità un criterio di studio, formulato poi con il suo metodo, che rendesse giustizia alla unitarietà dinamica della personalità che ha luogo dalle singole componenti psicosomatiche dell’individuo. Più che presunzione si tratta quindi di non adeguata articolazione di alcuni passaggi ma, più in generale, si può rilevare una questione di metodo, in quanto non sempre l’autore riesce a tener distinti il piano della chiara formulazione scientifica da quello dell’espressione di convincimenti personali. Accanto ed all’interno di un sistema grafologico di indiscutibile valore, si possono riscontrare affermazioni che esulano dal discorso scientifico per connotarsi invece come convincimenti morali che più che altro sono frutto di valori personali ma proprio per questo soggettivi e totalmente altri dal metodo scientifico.

 

Quale tipologia di approccio

Studiando le opere di Moretti, è possibile scorgere alcuni temi conduttori che guidano ed ai quali si ispira tutto il suo lavoro; fra questi, vi è certamente lo specifico modo di considerare la persona. Quest’ultima, infatti, viene interpretata come sintesi finale della dinamica esistenziale nelle sue molteplici componenti, siano esse fisiche, psicologiche, relazionali. Il Metodo Morettiano.

Lo studio della personalità non avviene perciò tramite il rilievo di alcune caratteristiche salienti dalle quali estrapolare deduzioni generalizzate, ma parte dalla considerazione della sostanziale unitarietà psicosomatica dell’individuo, risultante finale di elementi innati ma anche acquisiti. Considera fondamentale l’analisi della struttura innata ed i relativi condizionamenti che ne derivano sia a livello somatico che psicologico. Altresì si preoccupa di studiare e definire quale armonia esista fra le diverse caratteristiche e tendenze, fornendo i criteri interpretativi della salute o delle patologie sviluppate da ciascun individuo.  Ogni persona è dunque considerata come essere vivente unico che, come tale, non può che avere forme espressive uniche (Moretti, 1985, pp. 11-13). Originale è considerata quindi, e non poteva essere altrimenti, anche la grafia, qualificata come espressione e registrazione più diretta, fedele, completa di tutte le caratteristiche dello scrivente. In modo particolare la scrittura spontanea viene considerata la più idonea a fornire complete indicazioni circa la natura innata e le modalità di organizzazione della personalità in quanto è la più naturale, la più inconscia e quindi l’espressione più fedele del complesso dinamismo scaturente tra innato ed acquisito.

Ora, è proprio questa tipologia di approccio che costituisce uno degli elementi qualificanti della metodologia morettiana. Si tratta, come si vede, di una impostazione audace, in quanto l’obiettivo prefissato non è parziale ma totale: conoscere e definire la natura umana nelle singole interpretazioni individuali. Considerando ciò dal un punto di vista delle tecniche di indagine della personalità, tutto ciò può sembrare quantomeno espressione di presunzione, in quanto in genere le tecniche suddette tendono a descrivere in maniera parcellizzata alcuni lineamenti e da questi eventualmente a risalire all’intera personalità attraverso complesse procedure, a volte non facilmente raccordabili fra loro.  Si tratta quindi di un approccio che osa molto e che molto promette; nel prossimo capitolo vedremo come.

 

Quale tecnica: il metodo morettiano

Moretti ha percepito la ricchezza della molteplicità espressiva dell’uomo, individuando in maniera privilegiata nel gesto grafico la registrazione istantanea delle caratteristiche dinamiche, psichiche e somatiche. Nella scrittura spontanea l’autore vi vede la descrizione dell’identità personale, sia per quanto riguarda le caratteristiche coscienti al soggetto, sia per quelle presenti nella personalità ma delle quali non vi è consapevolezza da parte dello scrivente perché dimenticate, rimosse, ecc..

L’esposizione del metodo e della tecnica morettiana che viene illustrata in questo capitolo non ne costituisce una trattazione esauriente, avendo lo scopo di introdurre la materia e fornire i criteri guida su cui si articola tutta la disciplina.

La semeiotica morettiana si compone di oltre 82 segni, definiti dall’autore stesso come elementi che qualificano la sostanza e l’originalità dell’identità individuale (Moretti, 1985, p. 651).

I segni grafici, tuttavia, non vanno considerati come aventi la stessa valenza e centralità, in quanto, ricorda l’autore, ciascun segno ha una sua identità ed esprime la presenza nella personalità di caratteristiche più o meno centrali o accessorie. Ecco allora che propone la distinzione fra segni, raggruppandoli nelle tre categorie dei sostanziali, modificanti, accidentali. (Moretti, 1985, p. 31).

I segni sostanziali esprimono la natura innata, le caratteristiche intellettive, affettive, temperamentali di fondo che danno l’impronta a tutta la personalità. I modificanti sono quei segni che di per sé hanno un valore meno centrale, ma che, in base alla loro intensità e frequenza, possono esercitare una azione di rinforzo o inibizione sulla    struttura di base, o addirittura possono condizionarla radicalmente.

Infine i segni accidentali esprimono elementi accessori e non fondamentali della personalità, come le modalità di atteggiamento, forme espressive, che veicolano e caratterizzano l’espressività e la relazionalità dell’individuo.

Una volta rilevati i segni, va quindi conferito loro il giusto “peso” classificandoli nella loro natura di sostanziali, modificanti, accidentali, valutando altresì la loro reciproca azione di favore, contrasto o indifferenza, per poi procedere alla loro misurazione attraverso una scala decimale ove lo zero sta a significare l’assenza del segno ricercato e il dieci la sua massima presenza. (Moretti, 1985, p. 32).

Moretti (1985, p.36) ha precisato otto leggi fondamentali alle quali è ispirata tutta la sua metodologia grafologica:

  1. ogni segno grafologico è espressione della totalità e complessità dell’individuo; è perciò indicativo di tutti gli aspetti della personalità, siano essi somatici, intellettivi, affettivi, relazionali.
  2. la misurazione va effettuata in decimi; è opportuno perciò che il grafologo quantifichi con precisione il grado di ciascun segno senza tuttavia scadere nella pedanteria misurativa; se infatti il criterio è matematico, la sua applicazione deve essere mediata dalla sensibilità psicologica del grafologo.
  3. I segni grafologici hanno uguale valore e significato per entrambi i sessi; purtuttavia esistono alcune peculiari differenze interpretative soprattutto per quanto riguarda alcune modalità espressive.
  4. Nella definizione e quantificazione dei segni, è necessario tener conto del loro reciproco rapporto di favore, contrarietà, indifferenza.
  5. In considerazione del punto precedente, va tenuto conto che il significato del segno rilevato non è da considerarsi assoluto ed univoco, ma va letto all’interno della dinamica complessiva dello scritto.
  6. La personalità è espressa dai segni sostanziali, in subordine da quelli modificanti o, infine, dagli accidentali. A tale scopo i sostanziali vanno considerati quando sono di grado sopramedio e comunque superiore agli altri segni; in mancanza dei sostanziali con tali caratteristiche, sono i modificanti che danno l’impronta all’intera personalità purché siano di grado superiore agli altri; infine gli accidentali assumono valore preminente a condizione che il grado di questi superi decisamente la misura degli altri segni.
  7. Poiché la scrittura è espressione e registrazione diretta della personalità in tutte le sue dimensioni, ai fini della sua agevole e completa   interpretazione grafologica è necessario che sia stesa con spontaneità, naturalezza, in modo che possa significare, senza distorsioni accessorie, l’individualità dello scrivente.
  8. Quest’ultimo principio vuole che la grafologia sia idonea soltanto a definire le tendenze naturali, ossia la struttura innata della personalità. In realtà, alla luce degli sviluppi delle scienze umane precisati soprattutto negli ultimi cinquanta anni, si sono ampiamente superate le aspre divergenze fra innatismo ed empirismo, comprendendo che la personalità esprime la sintesi, più o meno armonica, fra le componenti ereditate ed acquisite. Tale consapevolezza è stata recepita, ed in parte autonomamente maturata, anche in campo grafologico; se è vero infatti che la grafia esprime tutta la personalità, la scrittura deve poter significare non solo le caratteristiche innate e acquisite, ma anche la dinamica attraverso la quale vengono gestite. Ormai da tempo, perciò, nella scuola morettiana si ritiene superato quest’ultimo principio (Palaferri, 1983, p.19) ritenendo che l’affermazione contenuta in questa enunciazione, nondimeno ribadita con convinzione in diversi altri passaggi dallo stesso Moretti, sia da considerarsi una imprecisione formale, logica, peraltro non osservata ma addirittura contraddetta dalla prassi delle tante analisi eseguite dallo stesso autore (Giacometti, 1974, che cosa rivela la scrittura? In Scrittura, IV).

 

Contattaci per avere subito un appuntamento

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.