Rilevanza della sfera affettiva nel complesso della personalità

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Rilevanza della sfera affettiva nel complesso della personalità

Essendo l’affettività una dimensione fondamentale e pregnante di tutta la personalità, ai fini di una corretta analisi della relazione di coppia si rende necessario procedere ad una sua valutazione sia quantitativa sia qualitativa. Tale operazione è per sua natura complessa, in quanto risulta essere semplicistico e riduttivo procedere alla ricerca di una corrispondenza biunivoca tra specifici segni e aspetti affettivi. Come ricordato dallo stesso Moretti nelle sue leggi fondamentali (1985, 36) infatti, ogni segno grafologico presente in una scrittura costituisce simultanea espressione delle caratteristiche intellettive, affettive e somatiche dello scrivente. L’essere umano è una realtà unica ed articolata, ove le dinamiche intellettive ed affettive concorrono a dar luogo alla originalità dell’individuo (Moretti, 1985, 32); l’autore, tuttavia, ritiene opportuno specificare in maniera più articolata tale suo pensiero, asserendo che “non tutti i segni che riguardano le attitudini intellettuali riguardano anche le disposizioni affettivo – attive e viceversa.” (1985, 32). Presa alla lettera ed assolutizzata quest’ultima precisazione appare in contrasto con le affermazioni dell’autore più sopra riportate. In effetti, nel suo elenco di segni riguardanti la volontà e l’intelletto, Moretti (1985, 33/35) non indica gli stessi segni per entrambe le categorie ma, pur con diversi punti di contatto, individua comunque delle diversificazioni semeiotiche e contenutistiche.

A mio parere, quella che di primo acchito appare una contraddizione intrinseca al suo sistema di pensiero, in realtà va interpretata come la risultante, oggettivamente valida ed attendibile, di criteri interpretativi diversamente impostati i quali, proprio per la diversa genesi di approccio che li caratterizza, possono condurre ad affermazioni parcellizzate e quindi non globali.

Volendo esemplificare concretamente quanto appena affermato, si nota, ad esempio, come l’autore ponga tra i segni appartenenti alla volontà Curva, Angoli A, Angoli B. Tali segni non vengono menzionati tra quelli inerenti l’intelletto, mentre tra questi ultimi compare Largo di Lettere. Lo studioso che opera una lettura parcellizzata e analitica di tali affermazioni concluderà che effettivamente non tutti i segni indicano l’intera personalità ma che taluni dicono solo di alcuni aspetti. Procedendo ad una considerazione più attenta e soprattutto più sintetica, ci si rende conto che si tratta di criteri di studio diversi (i segni) i quali portano a conclusioni diverse (descrizione di alcuni aspetti di personalità) che concorrono a delineare l’originalità dell’individuo nella sua interezza.

Si vede bene allora come i segni sopracitati di Curva, Angoli A e Angoli B, indicatori del sentimento e dell’affettività, in realtà siano elementi costitutivi e fondamentali dell’indicatore della profondità intellettiva, qualificata dal Largo di Lettere; segno, quest’ultimo, appartenente all’intelletto. Non essendo questa la sede per una disamina ed una esemplificazione particolareggiata sull’argomento, concludo queste brevi riflessioni affermando che, proprio per quanto appena esposto, Moretti non può essere tacciato di incongruenza né tantomeno di contraddittorietà; come non sono d’accordo nel ritenere la distinzione tra segni della volontà e dell’intelletto “poco ammissibile” (Palaferri, 1993, 19). Ritengo, invece, opportune le indicazioni di Moretti su tali argomenti, anche se le sue espressioni sono carenti di organicità, coerenza, esplicitazione.

Riprendendo la citazione più sopra riportata dalla quale hanno tratto origine le riflessioni appena proposte, ovvero “non tutti i segni che riguardano le attitudini intellettuali riguardano anche le disposizioni affettivo – attive e viceversa”, si noti come in questo passaggio sia adoperato il termine affettivo alla stregua di volontà.

In effetti Moretti (1985, 32/33), nell’intento di fornire una sua definizione di tali termini, asserisce che “per tutto ciò che appartiene a quello che significa lume, precisione, concezione, invenzione, chiarezza e anche sentimento in quanto può essere fattore di concezione, chiarezza ecc. di calore dell’opera, appartiene all’intelletto. Invece assiduità, comando, inferiorità, resistenza, ascolto, attesa secondo che richiedono le circostanze è compito della volontà.”

Più avanti l’autore, indicando i segni grafologici della volontà e quelli dell’intelletto (1985, 33/35), è ancor più sintetico e incisivo, precisando che i segni della volontà sono riferibili al sentimento, al carattere, alle disposizioni affettivo – attive; i segni dell’intelletto, invece, alle disposizioni delle attitudini intellettuali e quindi di memoria, ragionamento, intuizione.

Le intuitive definizioni di Moretti circa l’intelletto e la volontà, se confrontate con le moderne definizioni scientifiche, non solo non risultano errate, ma confermate nella loro precisione e acutezza.

Intelletto: “Complesso delle facoltà mentali che consentono di intendere, pensare, giudicare. Capacità di intendere, ragionare”. (Microsoft Encarta 98).

Volontà: “Facoltà di volere, capacità di decidere e iniziare una certa azione (…) Disposizione, buona o cattiva, a fare qualche cosa”. (Microsoft Encarta 98).

Citando ancora Moretti, è possibile precisare quale rapporto intercorre tra volontà ed intelletto, vedendo bene come quest’ultimo sia subalterno alla prima: “Bisogna considerare che l’intelletto è portato a piegarsi alle disposizioni della volontà” (1985, 33). “Prendi l’esempio del fiume. La volontà vuole che l’acqua corra dentro al letto. Le modalità e le particolarità della corsa sono proprie dell’intelletto.” (1985, 32). “p. es. l’ambizione appartiene alla volontà; ora l’ambizioso chiama l’intelletto perché serva alla sua ambizione e l’intelletto si accomoda ad architettare, comporre ogni sorta di errori, vizi, storture morali per secondare le petizioni della volontà.” (1985, 33).

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